Street Art in Sicilia


Una guida dell’arte urbana nell’isola

Presentare Street Art in Sicilia (Dario Flaccovio Editore) come una contro-guida, appiattirebbe il discorso alle retoriche del mercato editoriale, che devono ostentare un’istanza di innovazione.

Eppure, non si può non vedere che dietro questo libro ci sia già il tentativo di smentire l’immagine di una Sicilia immobile ed eterna. Ciò avviene perché l’idea stessa di dinamicità è iscritta dentro la street art, forma d’arte per sua natura effimera, cangiante, suscettibile di continue riscritture.

Da parte loro, Mauro Filippi, Marco Mondino, Luisa Tuttolomondo cercano di fornire una mappatura dell’arte urbana in Sicilia, che non sia soltanto un esercizio topografico. Ognuno con la propria formazione, infatti, arricchisce il discorso con un’analisi che tiene conto delle rappresentazioni e dei luoghi, degli sguardi e dei contesti sociali.

In questo modo, la “guida” eccede il suo essere orientamento per viaggiatori, per diventare consapevolezza. Ovvero, conoscenza di un fenomeno che ha cifre espressive proprie: pratiche, temi e ritualità.

Da questa analisi critica, però, esce fuori un vero e proprio viaggio che ha il grande merito di guardare il territorio siciliano con occhi diversi. E tracciare – scrivono gli autori nell’introduzione – “itinerari alternativi rispetto a quelli tradizionalmente proposti nei racconti più convenzionali dell’isola”.

Tale aspetto rimane valido nel rapporto tra il centro e la periferia, come nel rapporto tra la città e la provincia.

 

Robico, Caltagirone, 2015 (ph. Filippi)

Rileggere le città

A Palermo come a Catania, l’arte urbana è diventata uno strumento per “rileggere” le città, partecipando ai processi di nuova identificazione. A questo proposito, si pensi alla Vucciria di Palermo che, da luogo dell’antico mercato storico, ha mutato la propria identità come quartiere underground.

In modo speculare, San Berillo, a Catania, luogo decadente e degradato che oggi rialza la testa, anche grazie a forme di riqualificazione dal basso.Ci sono poi gli esperimenti di Borgo Vecchio (sempre a Palermo), oggi destinazione privilegiata per turisti e appassionati di street art. Mentre i silos del water-front catanese sono diventati parte integrante dell’universo simbolico cittadino, quasi al pari dell’Etna o del Liotru.

 

Aleg, Borgo Nuovo, Palermo 2015 (ph. Filippi)

Anche la provincia, da parte sua, è diventata tappa di questo percorso diffuso. “Tanti piccoli centri – scrive la guida – hanno sapientemente utilizzato i linguaggi per ripensare l’identità e l’immagine dei propri luoghi”, generando una vocazione turistica, talvolta inedita.

Esemplari in questo senso sono il Farm Cultural Park di Favara o gli esperimenti artistici a Castrofilippo (entrambi nell’agrigentino). O ancora, si pensi allo Street Art Village a Campofelice di Roccella che nel 2008 ha dato vita ad un festival pionieristico. Altri, infatti, sono seguiti negli anni, come il Festiwall a Ragusa.

NemO’s, Favara, 2015 (ph. Filippi)

Sono tutti luoghi, esperienze, opere d’arte che il libro mette in relazione, restituendo un discorso completo sulla street art urbana in Sicilia.

Il risultato è un testo sinottico in grado di spiegare il fenomeno con le mappature dettagliate dei luoghi, le immagini delle opere. Ed un glossario per comprendere il linguaggio specialistico degli street-artist.

La creazione di nuovi percorsi turistici

In questo modo ogni pagina ha nel territorio il suo riferimento diretto e visibile. E mette in atto un vero e proprio circuito, destinato a turisti e appassionati, che “devia” rispetto ai luoghi del turismo main stream.

Tuttavia, sorprende come la street art possa riscrivere le identità del luogo, mantenendo costante il dialogo con la sua storia e il suo contesto sociale.

Copertina del libro

 

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