Tartufi e Sicilia, un binomio che a moltissimi può sembrare strano ed improbabile.
Da sempre la capitale italiana riconosciuta dei tartufi è Alba, che con la sua annuale Fiera Internazionale del Tartufo ha contribuito a rendere celebre ed ambito in tutto il mondo il prezioso tubero; ogni anno l’asta della Fiera Internazionale fa registrare vendite a cifre da capogiro per centinaia di migliaia di euro (il record del 2007 di oltre 140mila euro per un singolo tartufo da 750 grammi è ancora imbattuto). Per non parlare poi di tutto l’indotto che sul tartufo ha basato tutta una serie di attività differenziate: dalle produzioni agroalimentari più disparate, ai cosmetici, dall’accoglienza alle esperienze di ricerca diretta che vengono fatte fare ai visitatori che affollano la cittadina piemontese. Il tartufo è una fonte di ricchezza per un territorio, le Langhe e il Piemonte, che vanta già vini eccellenti (Barbaresco e Barolo su tutti) e bellezze da visitare.
E se vi dicessi che anche la Sicilia ha i suoi tartufi in abbondanza? E che non siamo mai riusciti a farli diventare un’eccellenza e una tipicità della nostra Isola?
Ebbene sì il sottosuolo siciliano è ricco di tartufi, ma come sempre noi siciliani (istituzioni e cittadini) riusciamo con mirabile abilità a trascurare e sottovalutare ciò che in altri posti diventa un simbolo in grado di produrre benessere.
È difficile che parlando di questo prezioso prodotto del sottosuolo venga in mente la Sicilia, vengano in mente i monti Iblei o le Madonie o ancora i Nebrodi di cui i boschi sono ricchi.
La Sicilia è una delle regioni d’Italia a maggiore vocazione tartufigena ma in pochissimi lo sanno..
..e chi lo sa non fa nulla per diffondere una conoscenza che potrebbe rappresentare una piccola svolta per l’economia siciliana, in primis il governo regionale, per cui sembra che il tartufo in Sicilia non esista nemmeno e che non ha mai avviato attività per incentivare e rendere produttivo il settore legato alla ricerca e commercializzazione del tartufo.
Lo sanno bene invece al Nord, dove pare non sia infrequente la pratica di acquistare tartufi siciliani e rivenderli a prezzi quintuplicati nei mercati locali e ai turisti meno ravveduti.
Qualcosa però sta iniziando a cambiare; da qualche mese, su iniziativa di alcune associazioni micologiche del territorio la regione Sicilia è stata sollecitata a stilare un disegno di legge che ponga le basi per far sì che l’attività di ricerca ed estrazione dei tartufi venga regolamentata; un primo passo verso quella che potrebbe diventare una importante realtà produttiva siciliana.