Il nuovo videoclip di Samuel e Mannarino.
Quello che c’è sullo sfondo di un testo come Ultra Pharum è la consapevolezza che l’artista, quello vero, sia un po’ come il cercatore d’oro, avventuriero e testardo alla ricerca di un rarità che prima o poi verrà alla luce. Samuel e Mannarino quest’oro lo chiamano direttamente in causa, ha tanti colori, ha tante lingue, ma il suo riferimento è inequivocabile. Perché è umano, troppo umano. D’oro è ogni vita, quella in fuga dai mitra, nascosta dentro la stiva di un barca, in viaggio per le stradine del centro o per le rotte del mediterraneo. E, tuttavia, ogni vita resta sempre un tesoro da conquistare e poi da custodire.
È una descrizione in parole e musica, certo. Le prime parlano di esistenze diverse e comunicanti affinché l’universo abbia un senso. L’altra riesce a mischiare, in una collaborazione inedita e per certi versi sorprendente, le influenze musicali di due artisti diversissimi. È una musica che incede come il battito cardiaco della corsa e dell’affanno, come a ribadire che il senso non è mai dato una volta per tutte, ma debba essere cercato. Sempre.
Ma è una descrizione anche per immagini, con il mare a fare da rinnovato protagonista per i due musicisti, al quale sono legati. È lo stesso mare, infatti, che Mannarino auspica potersi aprire per dare un approdo più sicuro (apriti mare e lasciali passare cantava in “Apriti cielo”). Soprattutto è lo stesso mare che Samuel canta come libertà di movimento, che è anche libertà di pensiero. Qui il riferimento sembra localizzarsi con maggiore precisione. La barchetta sulla quale Samuel cantava “La statua della mia libertà” dal golfo di Palermo si è spostata di poco. Ora, è immaginabile attraccata su un molo di Castellamare del Golfo. È qui, infatti, che il video di Ultra Pharum è stato girato.
Nella cittadina trapanese è stato montato lo studio mobile della Red Bull nel quale i due hanno registrato il pezzo, entrando in un contatto diretto, immediato con la realtà circostante, arricchito dalle preziose collaborazioni. Dalla voce francese della cantante siciliana Benedetta di Pasquale al coro senegalese “la mano di Francesco”. Un vero è proprio esperimento emozionale in grado di aprire le pareti di uno studio di registrazione alla città. “Spostare la musica in mezzo alla vita – sono le parole di Samuel – significa portare vita nella musica”. E la vita si sente nella canzone e si vede nel videoclip, anch’esso girato tra le strade della cittadina trapanese. Francesco Lettieri ha voluto raccontare la storia di due ragazzi di diversa estrazione culturale, il loro incontro, il reciproco cercarsi negli sguardi, in una relazione che è sempre così normalissima, eppure, come ogni relazione, sempre irripetibile. Per le stradine c’è un convivere e un continuo cercarsi, che non è solo fisico, ma è soprattutto il tentativo di un continuo comprendersi. Il molo è il punto d’arrivo di questa ricerca. Ma, “oltre il faro” c’è l’altro e c’è il mare, ed entrambi hanno qualcosa da dire che merita di essere ascoltato.