Il Gattopardo. I 60 anni di un romanzo siciliano diventato un successo planetario
È l’11 novembre del 1958 quando l’editore Feltrinelli pubblica la prima edizione de Il Gattopardo. Il suo autore, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nobile palermitano al suo primo romanzo, è morto da poco più di anno. Non avrà modo di potere toccare con mano quel successo editoriale tanto sorprendente, quanto duraturo. Sessant’anni più tardi Il Gattopardo è ancora celebrato come uno dei romanzi più importanti della letteratura italiana del Novecento.
Elio Vittorini e la Mondadori
Di certo, quel successo non è previsto da Elio Vittorini, a quel tempo consulente editoriale per la Mondadori che rinvia al mittente il manoscritto. La recensione non è negativa, ma il testo non è ritenuto idoneo per la pubblicazione. Più entusiasta (e più lungimirante) è il giudizio di Giorgio Bassani, anche lui come Vittorini fine narratore e a quel tempo consulente per la casa editrice di Giangiacomo Feltrinelli. Nel 1959, Il Gattopardo vince il Premio Strega, il primo passo per diventare un caso letterario planetario, che negli anni alimenterà l’interesse di molti. Il contributo decisivo proverrà da Luchino Visconti, regista della versione cinematografica del romanzo (Palma d’Oro a Cannes nel 1963) che rimarrà alla storia. La consacrazione del giovane Alain Delon, l’indimenticabile valzer di Nino Rota, le scene di una Sicilia rurale e principesca.
Il Gattopardo è soprattutto il racconto di una Sicilia tardo-ottocentesca, nel contesto delle trasformazioni politiche dell’intero Paese. Diventa paradigmatico di un conservatorismo velato dietro la promessa del cambiamento. Al romanzo di Tomasi si deve quel termine “gattopardesco” adatto a descrivere quel sistema di potere che cambia faccia per mantenere intatto il suo posto. Le parole di Tancredi – “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” – risuonano tristemente vere e ancora attualissime.
Una qualità descrittiva oltre il contesto
In questo senso, il romanzo assume una qualità descrittiva capace di superare il momento e il contesto. In quelle pagine c’è molto del nostro passato, ma anche molto del nostro presente. Questa sorta di déjà-vu si nutre anche dei luoghi del Gattopardo, descritti da Tomasi prima e da Visconti dopo. L’entroterra contadino, gli specchi rococò di Palazzo Valguarnera, i centri storici dei paesi sembrano mantenere intatta quella descrizione.
Luoghi del romanzo e del film che oggi sono diventati un tour suggestivo. Dai palazzi nobiliari di Palermo, gli stessi che l’autore soleva frequentare, fino alle stradine del centro di Palma di Montechiaro, ispirazione per Donnafugata. Passando per Palazzo Filangeri di Cutò, a Santa Margherita di Belice che fa parte del Parco letterario del Gattopardo. Luoghi che celebrano un romanzo di 60 anni fa, ancora vivissimo.