“Futti Futtitinni ma non ti fari futtiri” di D’Alia e Castriziani
Un viaggio nella Sicilia che ha sete di rinascita, tra Cosa Nostra e Nonna Pia
Non è semplice parlare di mafia proponendo una narrazione originale, scevra dai soliti stereotipi. Ci sono riusciti egregiamente Tommaso D’Alia e Valerio Castriziani della Morfeo Company, il duo in scena nei giorni scorsi allo Spazio O – Spirito Mediterraneo e al Centro Studi Laboratorio D’Arte di Catania. Il loro spettacolo Futti Futtitinni ma non ti fari futtiri, inserito nel programma del Fringe Catania Off, propone una narrazione sagace e dissacrante del fenomeno. Filo conduttore la Sicilia, terra dalle infinite sfumature e contraddizioni, culla di bellezza, culture, fusioni, ma anche di pregiudizi e discriminazioni.
C’è un’altra Sicilia: quella della nonna Pia
D’Alia recita il suo monologo, muovendosi tra due dimensioni parallele, accompagnato dal ritmo degli strumenti suonati da Valerio Castriziani. C’è la Sicilia di Cosa Nostra che imputridisce tutto ciò che tocca. Lì si muovono Tommaso Buscetta, Totò Riina, Giovanni Brusca e tutti i compari, a cui piace chiamarsi “uomini d’onore”, che sguazzano nel malaffare e seminano morte, ricavando nutrimento al loro potere dall’omertà della gente.
C’è poi un’altra Sicilia, quella di nonna Pia, che un po’ boss in casa lo è pure lei. La sua arma di vendetta non è la pistola, ma lo sciopero dai fornelli, così che a farne le spese è il povero nonno Tommaso. In questa Sicilia, i bambini corrono per le strade con la mente piena di sogni. La domenica aspettano con ansia di sedersi a tavola attorno al ragù bollente della nonna. Non conoscono il rumore degli spari, né il tanfo del tritolo appena esploso. Un’innocenza che, con l’età adulta, dovrà scontrarsi con la necessità di capire ciò che è stato, ciò che ancora è, anche se sotto mutata forma. Dirompente si manifesta il bisogno di riavvolgere il nastro. Riscrivere la storia, dando voce ai giusti, e mettendo in luce l’enorme bellezza che questa terra possiede. Le cose buone, le cose oneste, le cose nostre contro il puzzo della mafia, che non può e non deve più essere identificata con la Sicilia.
La parola ai protagonisti: Tommaso D’Alia e Valerio Castriziani
“Questo progetto – ha affermato Tommaso D’Alia – è nato in occasione di un esame accademico. Da siciliano, precisamente messinese, il fenomeno mafioso mi aveva sempre incuriosito e volevo trovare una mia formula per raccontarlo. Mi sono ritrovato una notte a scrivere un mattone sul tema, che poi ho modificato vedendo il video illuminante di un altro attore, a cui sono grato, ovvero Davide Enia. In quel preciso momento si può collocare la genesi di questo testo. Ho chiesto l’aiuto di Valerio Castriziani, che ha arricchito lo spettacolo con il suo talento di polistrumentista. Non volevamo raccontare la mafia in modo pesante, come avviene nella maggior parte dei casi, ma una storia con un ritmo che ricorda quello di una mitragliatrice, accostando a quella della mafia la vicenda di mia nonna, che in alcuni casi era più mafiosa dei mafiosi (n.d.r. ride). Lei è morta a 100 anni e mi ha lasciato un bagaglio di ricordi, suggestioni, emozioni, che custodisco dentro di me”.
“Sono romano e da esterno ho sentito il dovere di avvicinarmi a questa storia, sposando l’iniziativa di Tommaso – ha dichiarato Valerio Castriziani. La storia è la sua, Pia era la sua nonna. Io ho cercato di portare il mio contributo all’interno del suo mondo”. Futti futtitinni ma non ti fari futtiri è stato vincitore di premi durante la rassegna Strade diverse, sostenuta dal comune di Roma Capitale nel 2023, e al Fringe Milano Off, ottenendo anche diverse menzioni dai Fringe esteri.