L’inclusione attraverso il canto come alfabetizzazione artistica ed emozionale
Il teatro, e tutte le sue forme, come strumento di inclusione attraverso l’alfabetizzazione artistica ed emozionale anche nelle periferie di Catania. In rete con le scuole e le associazioni territoriali i giovani sono al centro del progetto “OFF dell’OFF”, la prima delle 4 sezioni che compongono il Catania Off Fringe Festival, e che coinvolge ed avvolge positivamente la città dall’ 1 al 27 Ottobre. Il teatro può contribuire, senza dubbio alcuno, a ridurre le disuguaglianze sociali ed a migliorare le capacità comunicative e creative. Proprio grazie ad una serie di laboratori, spettacoli, incontri, dibattiti e progetti speciali prende forma un’importante rieducazione artistica alle nuove generazioni.
Salvo Disca ed il progetto nei licei
In questo scenario di riabilitazione emotiva ed inclusione, Salvo Disca docente di canto, ritmo e storia della musica, abbraccia il progetto ideato da Francesca Vitale e Renato Lombardo. “Conosco da tanti anni Francesca e Renato ed il loro impegno artistico, culturale e sociale sul territorio”. Prosegue: “Va da se che, quando l’anno scorso mi hanno chiamato per collaborare al Fringe festival di Catania, mi sia sentito subito a casa”.
In cosa consiste il progetto?
“Il progetto? Un laboratorio con dei licei, nel caso specifico l’ I.O.S. Angelo Musco e L. A. Emilio Greco di San Gregorio.”
Salvo Disca, un vero talento per bravura, capacità, qualità e non ultimo per sensibilità, non nasconde la sua emozione nel raccontare le fasi che precedono la realizzazione del laboratorio.
“Ho cercato per settimane musiche, brani corali, contaminazioni fra i repertori canonici e gli stili meno convenzionali (adoro far arricciare il naso alle capigliature impomatate e agli involucri di pelliccia)” – dichiara – “ma tutto quello che cercavo non mi soddisfaceva”.
“Mi sono reso conto che stavo cercando una soluzione musicale che incontrasse le mie necessità artistiche, ma sul palco non sarei salito solo io: stavo dando voce al mio ego da musicista”. “Ed i ragazzi?” si domanda. “Come potevo pretendere che tutti quei “teenagers” indossassero i miei vestiti dai gusti indiscutibilmente “anni novanta”? “Dovevo dare voce a loro!” e così nasce Voci d’in-canto
I gruppi
Così decide di far cantare dei ragazzi insieme. Due gruppi separati che si sono incontrati per la prima volta solo il giorno dell’inaugurazione del festival, evento, all’interno del quale, si sarebbero dovuti esibire.
“Come tutti i manicaretti prelibati, degni di tale onoreficienza, la realizzazione era difficile ed ambiziosa e, quindi, irresistibile” ci comunica sorridendo.
La notte prima del primo incontro con una delle due scuole, Salvo Disca si rimette alla ricerca di un’idea, anzi dell’idea, e la trova, proponendola ai due gruppi. Si trattava di un inno alla libertà di una celebre diva del pop internazionale, in una colorata e ritmata elaborazione a cappella “perfetta per loro” realizza.
“Il risultato, mi ha veramente mosso nel profondo” confida sinceramente.
L’applauso?
“Anche quello è stato bello, travolgente per l’esattezza. Ma no, non mi riferivo a quello, ma a quei 25, fra ragazzi e ragazze che, hanno reso possibile il piccolo, solito miracolo che avviene davanti alla Bellezza: il tempo si ferma, il respiro rallenta in una suspance di meraviglia e per due minuti e mezzo esistono solo loro, tutti occhi, sorrisi e voci. Presenza di corpi, volontà ed arte. La loro arte”.
L’arte dello spettacolo è un riflesso della società è uno strumento di cambiamento ed il maestro Disca rafforza il concetto dichiarando “quell’arte spesso considerata frivola in questa nostra povera e decrepita Italia, quell’arte che apre davvero le menti, quell’arte che non conosce barriere di sorta e che unisce, invece che dividere”.
“E in quest’ultima considerazione” conclude “mi piace racchiudere il vero senso di questo festival: un’opportunità di vedere, conoscere, aprirsi al nuovo ed accoglierlo”