racconto breve
Lo avevo incontrato dentro una pozzanghera in un freddo giorno di marzo. Correvo a testa bassa, assorta nei pensieri, non troppo lievi che mi balenavano in testa. Tra una verifica da preparare e una bolletta da pagare mi ero fermata davanti a quella pozzanghera . Di quelle grandi e piene che non capisci se attraversandola sprofonderai.
Avrei voluto fosse così e per certi versi lo è anche stato.
Io dentro a quella pozzanghera avevo visto occhi nuovi, incrociati prima ma mai così da vicino.
Mi sorride, ci salutiamo un po’ di corsa senza dire nulla. Sappiamo di entrambi senza conoscerci. Orbitiamo nello stesso luogo e girano tra noi le stesse persone.
Dove sei stato fino ad oggi? Mi chiedo mentre il suo sguardo, la pozzanghera, le pieghe del suo viso restano in sospeso nella mia testa.
I giorni seguenti scorrevano come sempre e l’Emilia si beffava di me, anche il cielo si conformava al mio colorito, grigio ormai come la Pianura Padana.
” Con gli occhiali da sole e il cuore nella borsa” tenevo a mente un verso di una nota canzone di Lucio Dalla per darmi la carica, per ingannare il tempo e me stessa e sognavo il sole della Sicilia.
E di notte, prima di dormire, mi facevo cullare dalle onde del mio mare registrate l’estate prima di arrivare in questo lembo di Terra.
Il ragazzo nella pozzanghera pareva essere stato risucchiato, non incrociavo più il suo sguardo. Unica nota luminosa in un opaco inverno.
Non mancavano amici vecchi e nuovi, mancava casa, l’odore delle lenzuola, le asciugamani morbide di mamma, le cene in veranda con la granita e mi mancava un fagottino che avevo visto muovere nel mondo.
Mi sentivo sola in mezzo a strade e volti mai percorsi.
Speravo di rincontrare il ragazzo della pozzanghera, magari parlargli, sentire il suono della sua voce, risultare stupida forse o imbranata.
Successe. Da lì a poco fui invitata ad una festa e la pozzanghera divenne una camicia chiara su due occhi miele.
Era bello, sicuro di sé, ogni volta che sorrideva due piccole fossette gli incorniciavano il viso. Avrebbe potuto mangiarmi il cuore se avesse voluto.
Quella festa decretò l’inizio di una primavera piena di palpito.