La notizia rimbalza sui social, avamposto dell’informazione, sui giornali online e non, sulle nostre bocche cucite da questa politica che ci vuole soldati imbavagliati e a capo chino.

Una docente di un istituto di Palermo è stata sospesa perché i suoi alunni, nel giorno della memoria, avrebbero trovato dei parallelismi tra la deportazione degli ebrei e il decreto sicurezza del nostro Ministro dell’interno.
Si ricamano congetture e si chiede alla docente come sia stato possibile che i suoi alunni abbiano avuto l’ardire di accostare, trovare il parallelo.

Lei dov’era? Perché non ha controllato? È possibile che i suoi alunni, siano arrivati a tanto da soli?

Se volessimo prenderci in giro potremmo farlo senza scomodare paroloni né attivare meccanismi di difesa nei confronti di questo o quell’altro.

Si grida allo scandalo se una docente ha lasciato che i propri studenti usassero un articolo di un giornale che accostava il nuovo decreto sicurezza alle leggi razziali.
E il ministero insorge, dopo segnalazioni su facebook di un attivista di destra.

I social intanto sono pieni di invettive e satire contro il ministro che non perde occasione per farsi fotografare con un mitra, dal balcone da cui in guerra hanno fatto penzolare i corpi dei partigiani.

Lo stesso Ministro che in barba alla legge indossa a turno le divise delle forze dell’ordine, che proclama frasi denigratorie verso " terroni" e persone di colore.
Un Ministro che tiene occupata una squadra dei vigili del fuoco per far togliere uno striscione di protesta. Un Ministro che combatte il dissenso con battute denigratorie come un perfetto bulletto di quartiere.

È finita anche la frutta se la cultura si fa imbrigliare, se una docente viene sospesa perché ha permesso la libertà di espressione che lo stesso ministro per vezzo e in malo modo si permette di negare.

Dovremmo preoccuparci per tutto questo, essere solidali e indignati: se si mette il bavaglio anche alle idee, la scuola finisce di morire insieme alla libertà.

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