Italia Sicilia Gela – sogni, speranze e contraddizioni.
Devo ammetterlo: ieri sera avevo un po’ di timore. Ho partecipato alla premiére della web series Italia Sicilia Gela tenutasi al Teatro Eschilo. Un progetto realizzato da Jacopo Fo srl, che ha ricevuto il sostegno di Eni, patrocinao del Comune di Gela. Sette episodi, sette personaggi che raccontano la vita in città e si raccontano. Prossimamente sarà disponibile sul sito di Gela: Le radici del futuro. A presentare vi è proprio Jacopo Fo, che accenna a quanto non sia stato semplice selezionare i protagonisti.
Da una prima visione del trailer ero abbastanza convinta si trattasse di un prodotto dal taglio qualitativamente azzeccato in termini di regia, montaggio, audio e fotografia.
Il clima emotivo che ha sempre inondato Gela non è mai stato dei più miti. Spesso l’atmosfera si è mostrata turbolenta e incostante. Quello che infatti speravo era che non si trattasse di un tentativo disperato di riabilitare la reputazione di questo territorio attraverso racconti stucchevoli e, per certi versi, ipocriti. Temevo di ritrovarmi di fronte a una serie di sviolinate al mare e di commenti sul perché non bisognerebbe mai lasciare questa città di sole, cuore, amore, per poi essere smentiti dalla realtà dei fatti precedenti e successivi alle riprese di questa docu-serie.
Ma fortunatamente, il regista Iacopo Patierno è stato bravo nel deludere le mie non troppo alte aspettative, tanto che adesso posso permettermi di recensirla.
Se avessi delle competenze registiche e dovessi girare un film sul mio luogo d’origine, cercherei di darvi un taglio malinconico e al contempo di speranza, concentrandomi sui sogni e i conflitti personali dei vari personaggi. Italia Sicilia Gela sposa su vari punti questa mia visione.
Con nonchalance, già dal primo episodio l’attenzione è posta sui personaggi che raccontano di sé, accennano alle loro vite e descrivono i sentimenti (spesso contrastanti) che nutrono per la città. Senza mai andare troppo oltre, in circa venti minuti ad episodio, si cerca di cogliere l’essenziale, cercando di offrire qualche pillola di ottimismo, ma senza tralasciare le problematiche che attanagliano Gela e si insidiano in chi la vive. Traspare in qualche modo anche una bellezza collaterale, che non risulta mai sfacciata. Un profondo dissidio interiore è il sentimento che s’impossessa del cuore e dell’animo di moltissimi gelesi.
Sette persone comuni cercano di descrivere con leggerezza questa realtà, e tra questi vi è gente che si è spesa in prima persona e ne ha viste di cotte e di crude. Si chiede loro di descrivere la città come una persona. Gela è come una mamma che ti abbraccia e ti protegge. Come un fidanzato che ami ma con cui hai un rapporto conflittuale. Come una ragazza che cerca la sua strada. E non solo.
Si chiede ai protagonisti di confessare i propri sogni, e mi stupisce sentire esprimere anche i desideri più ingenui.
La narrazione è un crescendo per lo spettatore, la cui attenzione aumenta al proseguire degli episodi. Non tutte gli aspetti negativi vengono citati, ma non ce n’è bisogno, basta semplicemente sottintenderli. La chicca sono le rare immagini d’archivio che ci mostrano i bagni di sangue degli anni più bui e violenti, quando la mafia sembrava dominare tiranna. Ed è qui che ci ricordiamo d’un tratto che abbiamo superato tempi ben peggiori in cui i morti per strada non facevano più notizia. Gela avrebbe ancora il potenziale per migliorare, se solo gli abitanti volessero migliorare sé stessi.
Infine, ci ricorda l’importanza del sorriso di un bambino, perché ai bambini bastano i loro occhi per colorare le mura spoglie che li circondano.
Vedere per credere. Nel frattempo è già stata confermata una seconda stagione.