Florence T. Trevelyan e i suoi misteriosi giardini a Taormina
Oggi voglio condurvi ai giardini pubblici di Taormina per farvene assaporare il mistero e farvene conoscere il genius loci. La donna che tutto questo ideò e realizzò è la viaggiatrice inglese Florence Trevelyan.
Nata a Newcastle, il 7 febbraio 1852, le fu imposto quale secondo nome Trevelyan, il suo cognome,in modo che potesse mantenerlo da sposata. Trascorse la sua infanzia ad Hallington, dove si trasferì nel 1854 con la madre, Catherine Ann Forster, dama di corte della regina Vittoria, dopo la morte del padre, Edward Spencer Trevelyan, suicidatosi quando Florence aveva appena due anni.
Si dedicò intensamente agli studi letterari, da cui sortirono le sollecitazioni per un viaggio che, come per tanti giovani rampolli delle famiglie bene del nord-Europa che affrontavano il Gran Tour, rappresentava un’evasione romantica alla ricerca del fantastico, dell’esotico e insieme un momento di maturazione e un personale percorso di ricerca interiore, una sorta di iniziazione come era stato per Goethe.
Così nel 1879, due anni dopo la morte della madre, Florence, in compagnia della cugina Louisa Herriet Perceval, iniziò un lungo viaggio, che durò 30 mesi, attraverso l’Europa ed il Mediterraneo. Nel gennaio del 1881 la ventinovenne viaggiatrice giunse in Sicilia e nel febbraio soggiornò a Taormina rimanendo affascinata dalla “pittoresca cittadina” e ammaliata dal suo paesaggio.
Il Castello di Balmoral
Florence visse al Castello di Balmoral con la regina Vittoria dopo la prematura morte del marito, il principe Albert, fino a quando dicono fosse stata accusata di avere una relazione con il figlio, il principe di Galles e futuro re Edoardo VII, all’epoca già sposato con Alessandra di Danimarca. Dovette così, per evitare lo scandalo nell’Inghilterra vittoriana e puritana e per volere della stessa regina, lasciare velocemente e per sempre l’Inghilterra.
Il ritorno a Taormina
Così, tre anni dopo, decise di tornare nuovamente a Taormina dove visse in esilio. Ma, poiché di questo non c’è documentazione, forse solo i costumi liberi di Florence, donna colta, di grande spiritualità, viaggiatrice avventurosa, diedero adito a questi pettegolezzi.
Florence, in realtà, era stata rapita dalla città e in una delle sue lettere scrisse:
“La salita per Taormina dona un susseguirsi di piacevoli emozioni per paesaggi di grandiosa, enorme bellezza, con tutta una serie di vedute molto pittoresche dell’Etna, il mare azzurro, le baie, i promontori, le montagne e i villaggi costruiti sulle sommità rocciose. Il tutto diventa indescrivibile, tanto grande e rara è la sua bellezza!”.
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Il Parco Colonna
Il Parco già denominato “Giovanni Colonna” è l’espressione di un sogno: creare un luogo in cui tutta questa bellezza potesse essere ammirata e respirata fino in fondo. E la recente intitolazione a lei dei giardini ad opera del Comune le rende finalmente giustizia.
Fatto sta che scelse questo posto dove vivere e morire, mantenendosi con il cospicuo vitalizio regio di 50 sterline al mese e da qui non fece più ritorno in Inghilterra. Giunse accompagnata dalla cugina Louise e cinque cani e trovò una sistemazione in un appartamento dell’Hotel Timeo, da lei stessa arredato nel 1889, dopo aver convinto i proprietari, signori La Floresta, dapprima riluttanti.
Qui conobbe il dott. Salvatore Cacciola, medico condotto, ex assistente di Istologia Patologica all’Università di Padova, a cui Florence aveva chiesto di guarire Sole, uno dei suoi amati cani, visto che a Taormina non aveva trovato veterinari. Questi, di famiglia agiata di possidenti, avendo perfezionato i suoi studi a Malta, parlava correttamente l’inglese e condivideva con lei interessi esoterici e teosofici essendo Massone e Gran Maestro. I due si sposarono il 5 luglio 1890.
Il dott. Cacciola
Il dott. Cacciola, per molti anni anche sindaco di Taormina, aveva una bella casa proprio accanto al Timeo con un grande giardino che contornava le pendici del Teatro Greco. Florence decise di acquistare a piccoli lotti tutta la campagna digradante limitrofa fino ad arrivare al mare, che dal Piano Bagnoli, giungeva fin quasi alla sottostante Villagonia e nel giugno del 1890 arrivò a comprare anche l’Isola Bella, un isolotto suggestivo divenuto emblematico dell’immagine di Taormina nel mondo.
La zona aveva una prevalente destinazione agricola sino a quando vari fondi furono acquistati da lei per ampliare il parco di palazzo Cacciola, oggi Acrosso-Papale in via Teatro Greco. Arthur J. Evans, l’archeologo che scavò a Creta dove scoprì le rovine dell’antico Palazzo di Cnosso, eretto da una popolazione che egli stesso definì minoica, dal mitico re cretese Minosse, nel 1894, ebbe a criticare questi acquisti della Trevelyan, pur senza nominarla, perché la nuova proprietaria avrebbe in tal modo impedito l’accesso ad alcuni dei luoghi più suggestivi della città.
Pare anche che fosse stata trovata qui una iscrizione in greco contenente una tavola finanziaria che il dott. Cacciola mostrò all’archeologo Paolo Orsi e che fu portata al Museo di Taormina.
“Hallington Siculo”
Nel 1891, segnata profondamente dalla morte del figlio appena nato, si dedicò alla realizzazione del suo giardino sul modello inglese del Landescape garden, da lei chiamato “Hallington Siculo”, come omaggio al suo paese, caratterizzato dalla creazione di un paesaggio romantico e fortemente simbolico, ricco di alberi e fiori, gelsomini e bouganville, con pini ed ulivi che si alternavano con palme e piante esotiche.
All’interno del giardino Florence fece realizzare da maestranze locali delle costruzioni, dette Victorian follies, che i locali chiamano “torrette”, palazzi inabitabili ma originalissimi, in uno stile eclettico di grande fascino, fatti con mattoni rossi e pietra a “facciavista”, con archi, bifore e decorazioni cromatiche di pietra lavica.
Le Follies
Le Follies furono pensate in funzione di Beehives (alveari), dove l’ape regina, Florence, potesse ritirarsi a leggere, luoghi di ristoro dove prendere i suoi tè anche in compagnia degli amici, osservare gli uccelli e riposare immersi nella natura incorrotta. Il tutto realizzato con materiali ritrovati in situ e con l’inserimento anche di elementi provenienti da epoche precedenti: capitelli ed altri resti di epoca greco-romana, elementi decorativi del cinque-seicento.
E’ evidente il simbolismo dell’ape industriosa e dell’ape regina che sistema le uova portate dalle api vergini nelle cellette dell’alveare. È la potenza del creare, il ricordo di una società ginecocratica, dove la Madre è al centro, capace di dare la vita ma anche la morte. Si ricordi che le tombe a tholos micenee erano a forma di arnia perché le api dormono in inverno e rinascono in primavera.
Mistero e Teosofia
L’interesse della progettista per il mistero e la teosofia è rappresentato anche da una specie di piccolo complesso megalitico, degli “pseudo dolmen” di pietra calcarea che, oltre ad una loro simbologia esoterica, servivano a recuperare i materiali avanzati. Amante degli animali, all’interno del giardino fece predisporre degli spazi per pavoni, pappagalli, piccioni e canarini.
Il giardino fu il suo capolavoro e, divenuto pubblico, può essere ancora oggi ammirato, anche se bisognoso di urgenti restauri.
L’esproprio
L’espropriazione fu decisa con il Regio Decreto Legge 528 del 18 febbraio 1923. Un ruolo importante nell’emanazione del decreto fu svolto da Giovanni Antonio Colonna duca di Cesarò (1878-1940), ministro delle Poste e Telegrafi, da qui l’intitolazione, come testimonia la lapide collocata, a sinistra di chi entra, sul pilastro del cancello principale : “Parco G. Colonna | duca di Cesarò | l’uomo politico | che con decreto legge | 18. 2. 1923 n. 528 | l’acquisì al demanio comunale”.
Punto di riferimento per i viaggiatori inglesi, la Trevelyan accolse aristocratici e reali, come il Kaiser Guglielmo II, nel 1896, nel 1904 e nel 1905 e nel marzo 1906 Edoardo VII d’Inghilterra e la Regina Alessandra arrivarono a Taormina con lo yacht reale e furono ospiti di Florence, che era la residente britannica più in vista.
Perfettamente integrata nell’ambiente cittadino, la sua presenza è stata importante non solo per il riflesso dei suoi rapporti col mondo inglese, ma anche per l’incidenza nell’evoluzione dei costumi della realtà locale. La presenza straniera, infatti, oltre a dare impulso a vari settori dell’artigianato locale e a nuovi mestieri che ruotano intorno ai servizi dell’accoglienza, segnò profondamente il modo di vivere cittadino.
Filantropa
Filantropa come il marito, fu molto amata per la sua prodigalità, aiutando tra l’altro le figlie dei pescatori con un fondo in danaro per le loro doti nuziali e finanziando artisti e poeti, tra cui Oscar Wilde dopo il rilascio dalla prigionia per omosessualità.
Morì di polmonite il 4 ottobre 1907 e venne seppellita, secondo la sua volontà, nella sua tenuta di campagna, a Mendecino, sul monte Venere, nel vicino villaggio di Castelmola, sopra Taormina, in mezzo alla natura, fra le piante che, per obbligo testamentale, dovevano essere salvaguardate in tutte le sue proprietà.
Il saluto a Taormina
Lasciò i suoi possedimenti taorminesi, tra i quali i giardini, da lei chiamati “Hallington Siculo”, in ricordo della sua proprietà inglese di Hallington, e l’Isola Bella, al cugino Robert, fratello di George M. Trevelyan, poeta ed amico del critico d’arte Bernard Berenson.
Così scrisse nel suo testamento:
“Non devono tagliare né coltivare le terre, né costruire case, in alcuna porzione di terra di Taormina o dell’Isola Bella”.
A coloro che ereditarono “Hallington Siculo” impose l’obbligo del giardinaggio e per l’Isola Bella impose la più assoluta protezione delle specie di uccelli che vi dimoravano; dispose anche che fossero accuditi tutti gli altri animali dei quali lei si era presa cura in vita, come uccelli, cani, capre, pappagalli, pavoni, piccioni, colombe e canarini.
Chiunque ancora oggi si rechi nella proprietà di Mendecino, noterà che il busto di Florence Trevelyan, fatto realizzare dal marito Cacciola, poggia su quattro libri di bronzo, omaggio alla passione per la letteratura della grande signora inglese.
La Biblioteca
Questa passione la condusse a possedere un’importante biblioteca, la cui parte migliore, intatta, è custodita oggi dal prestigioso Vassar College di New York. Un monumento a Florence Trevelyan, opera dello scultore taorminese Pancrazio Talio, è stato eretto nel Giardino pubblico dal Rotary di Taormina sotto la presidenza di Dionisio Triscari nel 1976.
Ogni anno, nell’anniversario della sua scomparsa, l’associazione “Onlus Florence T. Trevelyan 1852-1907”, che si occupa di soccorrere e assistere gli animali in difficoltà, ricorda la filantropa inglese, depositando un omaggio floreale ai piedi del suo busto bronzeo nel Giardino pubblico della Villa Comunale di Taormina.
Gli Stranieri a Taormina
In conclusione, la Trevelyan fu, insieme alla prima comunità di stranieri che tra fine ottocento e i primi del novecento si stabilirono a Taormina, fra gli artefici di quella realtà taorminese che è alle origini del mito di Taormina.
Da Otto Geleng, aristocratico tedesco stabilitosi qui nel 1863, il primo a far conoscere con i suoi quadri le bellezze di Taormina, a Wilhelm Von Gloeden, il fotografo celebre per i suoi nudi di giovani locali in vesti arcadiche che scandalizzarono tutta Europa e che Florence mandava ai suoi amici inglesi, a Robert Kitson, figlio del re delle locomotive di Leeds, alla nipote Daphne Phelps.
Grazie alle giornate di primavera del FAI, come spiega Fulvia Toscano, la villa è stata inserita quest’anno tra i 10 luoghi d’Italia da salvare.