Ogni post su Facebook della palermitana (valledolmese, ci tiene a precisare) Sofia Muscato, è un pezzo di teatro contemporaneo.
Le sue analisi sociologiche viaggiano sul solco della leggerezza ma restituiscono sempre un accurato e arguto spaccato di vizi e virtù, modi e “tic” quotidiani attualissimi. Con una ironia pungente e divertente scandaglia le vicende e i costumi del nostro tempo, non rinunciando a un linguaggio elegante (mascheratamente forbito), ed infarcito con uno slang social che è diventato il suo marchio di fabbrica.
E’ inventrice degli hashtag #licani e #sortebuttana grazie ai quali etichetta caricaturalmente le vicissitudini dell’uomo e – soprattutto – della donna moderna, che è una Queen elegante nella sua autoironica goffaggine sfruttata per canzonare e far riflettere sulla nostra umana condizione, vittime quali siamo, si del fato, ma soprattutto delle nostre maldestre attitudini.
La scelta di utilizzare i social network per la divulgazione dei suoi vulcanici aneddoti è correlata alla natura stessa del suo pensiero. Immediato, efficace e profondo.
Ma è nel teatro che il pensiero filosofironico di Sofia Muscato raggiunge la massima elevazione.
Da tempo, si occupa di portare in scena i dialoghi platonici rivisti in una chiave moderna, ironica e dallo slang comprensibile da tutti, anche da chi non ha mai fatto filosofia. Dal Simposio al Fedro, dall’Alcibiade al Teeteto. L’ultimo, in ordine di apparizione è il Fedone.
Il Fedone di Platone
Il Fedone di Platone rivisto da Sofia Muscato è un’opera più volte portata in scena, nella quale ancora ricorrono leggerezza, ironia e profondità , e nella quale uno straordinario messaggio filosofico viene reso in siciliano ed in rima. Socrate parla, ai suoi, nel dialetto isolano, li convince usando paragoni estrapolati dalla nostra quotidianità e ci consente di sorridere di un argomento delicato, quasi sempre visto come un tabù.
Il Fedone è il dialogo di Platone che parla delle ultime ore di Socrate, ingiustamente condannato morte. È il testo che affronta il tema del trapasso, con tutto il bagaglio emotivo e di sofferenza che la morte si porta dietro. Mentre, da un lato, i discepoli di Socrate, affranti e mesti, dall’altro il Maestro, ride, scherza e dialoga come sempre ha fatto, semplicemente perché… la morte non esiste!
La sortebuttana esiste davvero, oppure il fato è un alibi che ci siamo creati?
La #sortebuttana è il modo in cui ho deciso di rendere simpatico un fato ineluttabile. È la mutanda di flanella sotto una vestaglia di pizzo e seta. La #sortebuttana è un antidoto contro l’ego. Quando pensi di essere potente come Hulk e sexy come Monica Bellucci, arriva la #sortebuttana a ricordarti che sei forte come il Ragionier Filini e attraente come Danny De Vito in guepiere.
Con la #sortebuttana ridimensioni il tuo egocentrismo.
Si nasce #viddane e si muore #Queen?
Ognuno può decidere di essere una Queen. Io sono viddrana e morirò viddrana ma tra questi due punti di confine esiste il grande mare delle possibilità. Io ho deciso di navigarlo facendo la Queen per superare così le mie insicurezze e le mie paure ma dietro una corona, un cappello e dietro ogni post, fa sempre capolino la bambina di paese che è in me.
Quella che ama le cose semplici, vere, genuine; quella che mangia costi di crasto con le mani e che guarda i fuochi d’artificio con il naso all’insù.
Sono viddrana se questo significa amare la terra e tutto il bene che questa terra crea attorno al suo asse.
La tua ironia filosofica è quindi un modo di interrogarsi sulla realtà?
Sono una timida che fa la Babba Priata per sopravvivere. La regola maestra è ‘Sopravvivere ridendo e sorridendo’.
Senza domande non c’è crescita. Senza crescita individuale il mondo diventa un enorme asilo nido gestito da bambini e questo non è un bene. Sono le domande sulla nostra più intima natura che ci spingono oltre. Il giorno in cui mettiamo in discussione il nostro modus vivendi, è il giorno che ci apriamo a nuove comprensioni e possiamo davvero capire perché siamo partecipi di questo “gioco terreno” e qual è il compito che siamo chiamati a svolgere, ogni giorno.
E bada bene, compito. Non lavoro. Collateralmente, mentre ciò accade, il mio ego, a dieta, si fa domande meno pretenziose, tipo: “Hai fame?”, “Quanta fame?”, “E ora? Hai sempre fame?”