A Palazzo dei Normanni, una mostra celebra Santa Rosalia


Palermo e Santa Rosalia sono legate da una relazione strettissima che va oltre il discorso religioso. C’è qualcosa che eccede la devozione e supera la stessa ritualità che – come spesso accade – mescola insieme sacro e profano, folclore e preghiera, abitudine e passione. Perché Rosalia, per i palermitani, fa parte del linguaggio e dell’immaginario, prendendo posto nella quotidianità di tutti. Così, la sua celebrazione non può esaurirsi dentro un singolo determinato rito. È vero ci sono i giorni che, nel mese di luglio, precedono il Festino. E poi, c’è la cosiddetta “acchianata” verso il santuario a Monte Pellegrino che, tradizionalmente, avviene il 4 settembre, giorno in cui il calendario la santa che liberò Palermo dalla peste. Ma, in realtà, c’è tutta una enorme carica iconografica che si espande per la città, che dall’alto del Monte Pellegrino scende fino alla piazza antistante la Cattedrale, per rimanere ferma nel ricordo di tutti i palermitani e dei turisti che passano per il Cassaro. E passa anche dal quartiere dell’Albergheria, dove, di recente, lo street artist Igor Scalisi Palminteri ha voluto richiamare la potentissima icona della Santuzza sul muro di un palazzo.

Qualche secolo prima di lui, uno dei più celebri e influenti pittori fiamminghi, Antoon Van Dyck, la santa come soggetto di molti dei suoi dipinti, oggi custoditi nei musei di tutto il mondo (New York, Houston, Vienna), tra cui va ricordata una delle raffigurazioni più struggenti, Santa Rosalia incoronata dagli angeli, custodita presso la Galleria regionale di Palazzo Abatellis. Si tratta di opere che hanno, di certo, contribuito a rendere Rosalia un’icona internazionale, il cui culto abbraccia tutto il mondo da Praga a Siviglia, dalla Sicilia al sud America.

 

È proprio questa idea della “santa internazionale” uno dei motivi che sta dietro il percorso espositivo che, dal 4 settembre e fino al prossimo 5 maggio, celebra Santa Rosalia nella mostra dal titolo “Rosalia. Eris in peste patrona”, che è possibile visitare presso la Sala dei duchi di Montalto al Palazzo Reale di Palermo. Si tratta di una mostra che raccoglie

dipinti, ma anche argenti, manoscritti, sculture ed altre opere che, tra arte e narrazione, raccontano la storia di Rosalia, della sua spiritualità liberatrice, del suo rapporto con la città e con il mondo intero. Accanto al già citato Van Dyck, ci sono anche altri grandi protagonisti del Seicento pittorico siciliano, da Pietro Novelli (con opere provenienti anche da Castiglione dello Stiviere e da Livo, presso Como) a Simone de Wobreck, da Geronimo Gerardi a Vincenzo La Barbera. Ma anche opere provenienti da altre collezioni, si pensi, su tutte, alla Santa Rosalia di Mattia Preti, custodita nella chiesa dell’Immacolata Concezione di Sarria, a Floriana (Malta). Un modo efficace per mettere in relazione opere non solo allo scopo celebrativo, ma anche per consentire di cogliere i nessi, le reciproche influenze dal punto di vista artistico e iconografico. Immagini e storie che ancora possono dirci molte cose sulla Santuzza e sulla città.

Per informazioni sugli orari e sulle tariffe della mostra, vi invitiamo a consultare il sito web della Fondazione Federico II.

SL

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