30 anni da “L’attimo fuggente”: ed è ancora poesia


Il 2 giugno del 1989 usciva nei cinema americani “L’attimo fuggente” (Dead Poets Society), film di Peter Weir con uno straordinario e indimenticabile Robin Williams. L’attore interpreta il professor John Keating, docente di letteratura che nel 1959 arriva nel severo e tradizionalista collegio maschile di Welton in Vermont.

Keating tiene infiammate lezioni di poesia e invita i suoi giovani studenti a esprimere liberamente creatività e aspirazioni. I ragazzi sono rapiti dai suoi insegnamenti e rifondano la clandestina “Setta dei poeti estinti”. La pellicola è un inno al libero pensiero ed esalta la potenza salvifica della poesia. Il film conquista critica e pubblico: costato 16 milioni di dollari, ne guadagna ben 235 al box-office e diventa presto un cult. Quattro nomination e un Oscar a Tom Schulman per la migliore sceneggiatura originale.

L’attimo fuggente: le frasi più famose

  • “Carpe diem. Cogliete l’attimo, ragazzi. Rendete straordinaria la vostra vita!”.
  • “C’è un tempo per osare e uno per essere cauti, e l’uomo saggio comprende a quale è chiamato”.
  •  “O Capitano, mio Capitano!”.
  • “E ora, miei adorati, imparerete di nuovo a pensare con la vostra testa. Imparerete ad assaporare parole e linguaggio. Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo”.
  • “Non leggiamo e scriviamo poesia perché è carina. Leggiamo e scriviamo poesia perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione”.
  • “Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva”.
  • “Io vivo per dominare la vita non per esserne schiavo!”.
  • “Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità, succhiando tutto il midollo della vita. Per sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto”.

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